Cinema,  Thriller

Trent’anni con Il silenzio degli innocenti

Trent’anni fa usciva nelle sale cinematografiche Il silenzio degli innocenti di Jonathan Demme, uno dei più bei thriller di sempre, pluripremiato agli Oscar, cosa rara per il cinema di genere fino a quel momento, con una coppia insolita d’eccezione, il geniale psichiatra cannibale Hannibal Lecter interpretato dal grande Anthony Hopkins e la granitica con un cuore fragile agente dell’FBI Clarice Starling con il volto di Jodie Foster.


Entrambi furono premiati con l’Oscar, meritatissimo, e la Clarice di Jodie ha ispirato una nuova generazione di donne e ragazze forti nei gialli e non solo, con personaggi come Dana Scully, Lily Rush e altre. Un film tosto, non per tutti, che inaugura una nuova stagione per il genere thriller, facendo scuola come stile e trama, per una rivoluzione giunta fino ad adesso.


Ad aprile arriverà anche da noi la serie TV sequel, Clarice, con Rebecca Breeds nel ruolo della protagonista, e devo dire che mi attira parecchio, mentre non ho particolarmente apprezzato gli ulteriori film sul personaggio di Hannibal Lecter.


In questi tempi di follia politically correct, dove una nuova forma di censura e di bigottismo colpisce chi non si uniforma ad un pensiero dominante ipocrita e opprimente, anche Il silenzio degli innocenti è stato accusato di qualcosa, nello specifico di essere transofobico, visto che l’assassino è una persona affetta da problemi di disforia di genere (una condizione che colpisce una percentuale bassa della popolazione) che inizia a scuoiare ragazze obese perché vuole costruirsi un vestito da donna. Nel film si condannano ma si cercano anche di spiegare gli atti di Buffalo Bill, così è soprannominato il serial killer, parlando di abusi subiti e di conflitti interiori e non, e la sua vita non è emblematica dei transgender, ma questo evidentemente non basta a questi liberticidi, che parlano e sparlano di diritti quando da un anno viviamo in un regime sanitario, che si sono già accaniti contro la grande J. K. Rowling per cosa ha detto sull’argomento e che non capiscono che le scelte individuali sono una cosa, ma la biologia un’altra, inequivocabile.
Vabbé, peggio per loro: io continuerò ad amare il libro e il film de Il silenzio degli innocenti e guarderò volentieri Clarice, sperando che non sia stato contaminato dal politically correct, quel virus secondo cui gli assassini possono essere solo uomini, etero, bianchi e benestanti, perché se sono qualsiasi altra cosa giù crociate. E tra trent’anni, di sicuro, non rivedremo The Undoing, storia in linea con questa follia censoria, come invece rivediamo oggi Il silenzio degli innocenti. L’arte non deve essere censurata, le storie devono essere libere.

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