Cultura otaku

Il pirata dei pirati, 45 anni dopo

45 anni fa iniziavo a guardare uno di quei nuovi cartoni animati giapponesi che da un anno circa avevano affascinato noi bambini e ragazzini di fine anni Settanta: il titolo di questo cartone era Capitan Harlock.
Conoscevo e amavo già le storie di pirati, grazie a Sandokan Il corsaro nero, che pochi anni prima avevano colpito il mio immaginario, e ad un’edizione molto bella di quegli anni de L’isola del tesoro, con, lo scoprii dopo, il grande Orson Welles nella parte di Long John Silver.

Harlock era una storia di pirati, ma ambientata in un futuro remoto, con tra le righe messaggi coraggiosi, contro il conformismo sociale. Aveva una sigla meravigliosa, che piaceva molto anche ai non patiti del personaggio, e il protagonista era davvero affascinante, con quella cicatrice sulla faccia e nella me adolescente a cui piaceva il marito di Angelica c’era senz’altro l’eco di Harlock. Del resto, poi l’ho capito qualche anno dopo l’influenza che questi personaggi hanno avuto sul mio immaginario, un’influenza che è durata fino ad oggi: certo, allora non sapeva che questa passione mi avrebbe accompagnata per tutta la vita, anche se intuivo comunque che non erano storie banali, che non erano storie destinate all’oblio.
E poi c’erano le Mazoniane, bellissime e perfide, nonché conturbanti, tant’è che riuscii a vedere la fine di Harlock, ma poi fu messo al bando proprio per questi toni un po’ troppo adulti e sensuali,  bollati da molti adulti come assurdi. D’altro canto, solo dopo si è scoperto che gli anime non erano destinati ad un pubblico di bambini, non tutti almeno. Anni dopo, ormai grande, ho riscoperto questo fantastico personaggio e gli ho dedicato articoli, pagine web, una fanlisting, un saggio, conferenze.

Ho continuato ad amare le storie di pirati, recentemente ho letto la trilogia dei Pirati di Valerio Evangelisti, molto cruda e poco idealista, del resto i pirati nella realtà non erano né come Harlock, né come Jack Sparrow, né come Luffy, né come Sandokan. Ma il bello degli eroi romantici è di essere appunto eroi e la pirateria romantica, con il fuorilegge ribelle, ha un grande fascino, tra Oriente ed Occidente. Per la cronaca, mi sono laureata con una tesi su Emilio Salgari e sto scrivendo un nuovo saggio proprio su Harlock e Matsumoto.
E dopo 45 anni sono ancora appassionata di quel pirata che mi colpì tanti e tanti anni fa, in quel tempo ormai lontano, ma da cui dipende quella che sono diventata oggi. E, anche se ci sono tante cose che avrei voluto che fossero andate in maniera diversa, non sono certo pentita né mai lo sarò della mia passione per manga ed anime, soprattutto per un eroe come Harlock.

 

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