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Bridgerton bello? Insomma…

Lo confesso: anch’io ho guardato la serie Bridgerton di Netflix, pastiche in costume tratto dal primo romanzo di una serie Regency di Julia Quinn, a cui dovrebbero seguire altre serie.
Ho apprezzato moltissimo i costumi, la fotografia, le scenografie, i colori, le ambientazioni nella bellissima Bath, trasformata in Londra. Mi sono piaciuti molto come personaggi di Heloise e Penelope, la trama è leggera e divertente. Ma per contro ho storto un po’ il naso di fronte ai troppi anacronismi storici (nel 1812 non si fumavano sigarette come oggi, si aspirava il tabacco, per dirne una) e soprattutto di fronte al politically correct che rovina tutto.


Rappresentare l’aristocrazia della Reggenza inglese, quel periodo in cui Giorgio III, impazzito, era sostituito dal figlio reggente e durante il quale visse e scrisse Jane Austen, come multietnica è semplicemente assurdo: le epoche del passato sono ormai immutabili, ben vengano film in costume e sceneggiati, d’autore e più popolari, ma che rispettino la realtà storica. Già avevo trovato assurdo che nel film su Maria Stuarda Elisabetta I avesse una dama di compagnia cinese e un ciambellano di colore, ma qui siamo all’assurdo, a cominciare dalla regina Carlotta, una principessa tedesca, diventata nera, senza contare tutti gli altri.


Per carità, il duca Simon Bassett è un gran bel guardare, e spero di vederlo presto in altri ruoli, come in Dungeons & Dragons, ma tutto stona e rende falso, non si può rappresentare il mondo del passato come se fosse oggi. D’accordo, la nuova Anna Bolena nera è peggio, ma provare a fare qualcosa di meglio e di più fedele non sarebbe male. Film come Barry LindonL’età dell’innocenzaJane EyreOrgoglio e pregiudizioPiccole donneLezioni di piano, La duchessaRoyal Affair, La pazzia di Re Giorgio, I vestiti nuovi dell’Imperatore e mille altri sono bellissimi e validi senza snaturare la realtà, così come una serie come Downton Abbey.


Guarderò eventuali nuove stagioni di Bridgerton perché mi sono divertita e perché comunque apprezzo molte scelte scenografiche e di ricostruzione d’ambiente, ma non è certo un esempio di realtà storica. E tra i film che mi sono piaciuti, avevo amato molto La ragazza del dipinto, una storia vera di una giovane di colore adottata nel Settecento da una famiglia nobile inglese, e avevo trovato simpatico che nell’anime Una per tutte tutte per una, ispirato a Piccole donne, la governante Hannah fosse una donna nera. Ma a tutto c’è un limite, anche alle assurdità.

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