Cultura otaku

C’era una volta Goldrake

Il prossimo anno saranno quarant’anni che Goldrake è arrivato in Italia, e qui a Torino in particolare bollono in pentola cose molto interessanti ad opera di un grande che ho l’onore di conoscere…
In attesa di questo e di poter leggere in formato cartaceo il bel saggio di Massimo Nicora da cui ho preso il titolo del post (in pdf non riesco ad andare avanti…) mi sono rivista un po’ di episodi di questo mitico anime, anche perché sto lavorando ad un saggio sull’animazione giapponese di fantascienza.
Che dire? Datato, ma non così tanto, perché la storia funziona tutto sommato, tra citazioni dei B Movies anni Cinquanta di fantascienza, combattimenti tra giganti e intrecci spesso davvero tosti e tragici, con una riflessione continua sull’assurdità della guerra.
Per l’ennesima volta mi sono chiesta se non era meglio se Silviero Corvisieri e le associazioni di genitori si fossero dedicati ad altro, tipo prevenire la macelleria lavorativa che ha distrutto più di una generazione, anziché prendersela con Goldrake accusandolo di fascismo, cosa che avrà reso felice Romano Malaspina (grande artista e qui mi fermo..) ma che era proprio infondata.
In particolare, rivendendo Goldrake oggi, ha adorato gli episodi del grande Shingo Araki, che ci ha lasciati nel 2011, ognuno di loro un mappazzo pazzesco, tra le storie tragiche di Najda, Shira, Rubina e Kain.
Ma ci sono altre cose interessanti, episodi come Commando da Vega e Il figlio di Zuril raccontano e condannano il fanatismo che porta dei giovanissimi a immolarsi, qualcosa che stiamo sentendo un po’ troppo ultimamente.
E poi mi tocca spezzare una lancia a favore di un personaggio bistrattato e cioè la povera Venusia (Hikaru): certo, da bambina preferivo Maria o le tragiche e eroiche fidanzate di Actarus, ma oggi che sono giovane nel cuore capisco che Venusia, come Xander di Buffy, è un’eroina per caso e per necessità, ma non per questo meno intrepida, quello che sarebbe ciascuno di noi in una situazione estrema. Per cui è il caso di rivalutarla.
Per finire, io credo che alla fine valga la pena rivedere Goldrake, e non solo per ritrovare il fanciullino in noi caro a Pascoli, ma per scoprire come si cresce e quali sono le cose a cui bisogna credere sempre e comunque: amicizia, coraggio, voglia di sognare e progettare un mondo migliore.

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