Un anno senza andare in biblioteca

Ormai è arrivato il momento: un anno fa, a quest’epoca, mettevo per l’ultima volta piede in biblioteca, un luogo dove ho adorato andare per anni al punto di costruirmi anche una professionalità per lavorarci, facendo tanti progetti. Ma le biblioteche, aperte su prenotazione con controllo della temperatura come la vacche al macello e l’obbligo di entrarci conciati come le donne afghane non sono più un posto per me e per tante altre persone. Se adesso inoltre aggiungono di avere in mano il lasciapassare modello 1938 direi che la misura è colma.
Del resto, io non mi trovo più a mio agio nel mondo della cultura, pur volendo continuare a scrivere (oltre alle mitiche fanfiction!) non ho gran voglia di frequentare ancora degli ambienti che, dopo aver predicato per anni l’inclusione sociale e l’apertura mentale, oggi appoggiano un regime delirante che ha trasformato un’influenza curabile nella peste del XXI secolo e in uno strumento per distruggere libertà e garanzie.
Basti vedere cosa è stato Portici di carta quest’anno, da cui vengono le foto che illustrato questo pezzo: alla larga, sperando che un giorno tutto questo ignobile castello di bugie crolli.
I libri, i fumetti e la cultura continuano ad interessarmi tanto, dovrò pensare ad un modo per reinventarmi fuori dalle cricche ignobili di amici del governo.