Elogio della stranezza
Sei strano/a! Quante volte molti e molte di noi nerd, geek e otaku ci siamo sentiti dire questa frase? Probabilmente troppe, ci avessero dato un euro ogni volta saremmo ricchi e ricche il che non sarebbe male, ma non è andata così.
Tralasciando che la definizione del concetto di normalità è discutibile, varia da cultura a cultura, da epoca a epoca (anche in tempi molto recenti), essere strani o strambi è una ricchezza, perché ogni diversità è tale, una ricchezza.
La diversità o stranezza non ha nulla a che vedere con l’essere devianti o criminali (anche se culture e società diverse spesso sovrappongono le due cose) o con il tenere comportamenti rischiosi per se stessi e gli altri, anche se a volte certi comportamenti autodistruttivi sono la conseguenza di pressioni eccessive e sbagliate di chi sta accanto e della società, dalla droga a diventare hikikomori. Ma non è così che si deve reagire, certo.
C’è molto di positivo ad essere strani o strambi. E c’è da dire che negli anni molte stranezze sono state sdoganate e sono diventate di moda, che avrebbe detto nei grigi anni Ottanta che un giorno essere otaku o geek sarebbe stato cool?
Però la paura del diverso c’è e ci sarà sempre, e per essere bollati come diversi basta vestirsi in maniera percepita come strana, basta dire che si apprezzano cose considerate insolite per i conformisti, basta avere uno stile di vita che irrita i benpensanti perché si fa qualcosa che per loro è impensabile. Per cui non bisogna mai abbassare la guardia.