Donne e femminismo

Perché non sono più femminista

Chi segue questo blog si sarà forse accorto che ho tolto alcuni vecchi post decisamente femministi, legati ad un periodo della mia vita che non c’è più.
Intendiamoci bene: io continuo ad essere interessata alla promozione di noi donne e alla costruzione di un’immaginario e personaggi liberi dagli stereotipi di genere, ma in questi ultimi due anni, da quando si è pensato bene di trasformare un’influenza curabilissima in un pretesto per distruggere libertà e diritti sacrosanti per tutti e tutte, ho cambiato la mia idea su certe forze sociali e politiche.

Forze sociali e politiche che per anni avevo seguito, sorbendomi anche le loro cavolate (tipo la crociata contro i romance della Aspesi e compagnia), e che si sono rivelate faziose, reazionarie, liberticide e impegnate in cavolate.
Che senso ha dire che la statua della Spigolatrice di Sapri è sessista quando tante, troppe donne hanno perso il lavoro per colpa delle chiusure e delle regole assurde imposte dai criminali al governo? Che senso ha prendere in giro Adinolfi quando troppe donne si sono ritrovate a fare le casalinghe loro malgrado e a vivere sotto il livello di povertà per colpa di chi ha rubato loro il futuro? Che senso ha fare stupide crociate contro il catcalling, altrimenti detto fischi per strada (ci difendiamo da sole) quando poi spargi odio contro chiunque non si uniformi ad assurdità come mascherine, stare in casa, iniettarsi del veleno e mettersi in tasca un lasciapassare discriminatorio e ignobile? Che senso ha bollare parole come poetessa e dottoressa come offensive quando hai riportato le donne a casa in modo che siano di nuovo vittima di violenze domestiche?

Diciamo che il mio non essere più femminista fa parte di un disgusto generale verso il mondo della cultura, quasi tutto schierato con questo ignobile governo, e con il mondo dei cosiddetti diritti civili, dove stanno emergendo deliri, come considerare normale che due uomini possano sfruttare delle donne per il capriccio assurdo di avere figli a tutti i costi, o pensare che il genere biologico non conti più nulla e conti quello che uno si sente, permettendo a gente nata uomo ma che si sente donna nel loro cervello non proprio normale di invadere gli spazi delle donne e sottrarre diritti e libertà.
Ci sono libertà e diritti universali che vengono prima di tutte queste masturbazioni mentali care a questi reazionari travestiti da progressisti, la libertà di poter uscire di casa vestiti come si vuole, di poter respirare liberamente senza essere considerati dei veicoli di contagio (di un raffreddore, a proposito), la libertà di potersi spostare come si crede, di poter lavorare liberamente, di potersi incontrare con chi si vuole, di potersi curare come si ritiene opportuno, di poter crescere i propri figli come meglio si vuole, di entrare dove si vuole. E chi nega questo è un dittatore contro cui lottare, e si fa bello con discorsi contro il sessismo, il razzismo e l’omofobia è solo un idiota.
Essere a favore di restrizioni, paranoie, sfruttamenti e follie contro natura è il nuovo progressismo? Grazie, preferisco essere reazionaria, e occuparmi delle cose che mi stanno a cuore, cultura e libertà, con gente più ragionevole che questi folli che vedo in giro, tra cui tante, troppe donne che farebbero davvero una figura migliore e meno danni se facessero le casalinghe, anziché fare le pseudointellettuali, le opinioniste o le vestali di questa scienza totalitaria.

A woman holds a sign to call for the release of more than 200 schoolgirls kidnapped by Boko Haram militants on May 19, 2014 during a sit-in organised by Human Rights organisations in Abidjan. The “#bringbackourgirls” slogan has become a huge global phenomenon following the abductions, albeit controversial, as world and opinion leaders get involved under its banner on social media to aggitate for the release of the girl-students by the islamist militants who continued their rampage by razing two schools in Bauchi state, northern Nigeria, where Boko Haram gunmen previously attacked a girls’ school.
AFP PHOTO/ SIA KAMBOU

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