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Scrittrici fantasy e controversie

Nella mia lunga carriera di lettrice di romanzi fantasy, a cui ho dedicato studi e approfondimenti, sono incappata in due autrici al centro di dure controversie: sto parlando dell’italiana, ancora vivente, Silvana de Mari e dell’americana Marion Zimmer Bradley.
La prima si è distinta per alcune sue prese di posizione impopolari e percepite da molti come reazionarie: io tempo fa la criticavo, ora l’ho rivalutata in parte per il coraggio che ha avuto in tempi recenti ad andare contro una follia che ha rovinato la vita di noi tutti. La seconda, agli antipodi come stile di vita e idee politiche, è stata accusata dalla figlia Moira Greyland a distanza di anni dalla sua morte delle peggiori nefandezze, comprese violenza sessuale e l’aver ucciso un micio di casa.

Che dire? Ho apprezzato abbastanza i romanzi di Silvana de Mari, ho adorato i libri di Marion Zimmer Bradley, soprattutto Le nebbie di Avalon, e c’è chi ha detto che nelle pagine dell’autrice si vedono le sue perversioni. Io onestamente non ci ho fatto caso più di tanto.
Penso che, come diceva il mio insegnante di informatica dello IAL Gandini, occorre distinguere tra l’arte e l’artista, cioè la persona che produce la prima cosa. L’arte è sempre meravigliosa, l’artista, come essere umano può essere spregevole e discutibile. La cancel culture che sta dilagando (ma inizia pian piano a perdere colpi e meno male) vuole censurare pensieri, storie e personaggi scomodi e questo è indubbiamente sbagliato. Una persona può scrivere, dipingere, comporre, recitare, danzare in maniera splendida ed essere assolutamente da evitare nella sua vita privata, ma questo non rende meno bello quello che ha fatto. Caravaggio era un assassino e un violento ma i suoi quadri non sono meno belli per questo.
Continuerò a tenere e leggere i libri di Silvana de Mari e di Marion Zimmer Bradley, continuerò a considerare ignobile il comportamento dell’autrice de Le nebbie di Avalon  verso sua figlia e a trovare discutibili varie prese di posizione di chi ha scritto L’ultimo elfo. Censurare non serve a niente, cancellare ancora meno.

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