Varie e eventuali

Il problema non è stare a casa

Quasi sicuramente da adolescente mi sarebbe piaciuto poter evitare di continuare ad andare a fare una scuola che odiavo e chiudermi in casa, ma non è successo. Succede ora, che non sono più a scuola (per fortuna!) e che ho scoperto che se non c’è niente di male a starsene a casa e uno non può essere criticato perché preferisce leggere un libro anziché andare in discoteca, ci sono tante belle cose da fare anche fuori, soprattutto se si ama la cultura, tipo visitare musei e mostre, partecipare a fiere ed eventi culturali, frequentare biblioteche, librerie e fumetterie, e costruire una parte della propria vita anche nel mondo esterno.

Per una serie di scelte e circostanze anche indipendenti dalla mia volontà, svolgo molte mie attività a casa da tempo, una cosa che ha indubbiamente dei vantaggi, ma ho sempre coltivato anche una frequentazione del mondo reale, tra collaborazioni con enti che si occupano di cultura, partecipazione ad eventi e incontri e altro, e non poter fare queste cose perché tutto è stato chiuso è davvero deprimente.

A me quello che preoccupa è da una parte il menefreghismo per l’impatto che questo avrà sul lavoro: facile pontificare di stare a casa spaparanzati sul divano, con i social in una mano e Netflix dall’altra e con le spalle coperte dal lavoro di chi continua invece a uscire di casa per produrre e vendere beni essenziali, facile dire che avere a cuore lavoro e economia è arido (dove?) ma quando ci troveremo tutti sani ma più poveri, molto più poveri, i nodi verranno al pettine e spero che tanti si pentiranno di cosa hanno scritto sui social in questi giorni su chi continuava ad uscire e/o si preoccupava per il proprio futuro lavorativo.

Un’altra cosa che preoccupa è l’odio verso l’altro: si è cominciato con i cinesi, trattati peggio degli arabi dopo l’11 settembre, salvo poi inneggiare ai metodi ignobili di un governo che è una delle peggiori dittature, dove la pena di morte è prevista per tanti reati, dove si obbligano donne incinte all’ottavo mese che non hanno i soldi per pagare la tassa per il secondogenito ad abortire, cioè ad un parto prematuro con l’uccisione di quello che ormai è un bambino, dove non si può nominare la parola Tiennamen e dove si chiudono nei campi di concentramento i tibetani e gli uiguri.

Poi si è passati ad odiare chi andava al bar o voleva comunque avere una parvenza di vita sociale e affettiva, come il peggiore dei criminali, oltre che chi come la sottoscritta continuava per quello che poteva a frequentare luoghi di cultura, perché come osiamo pensare a queste cose mentre c’è gente che muore (come tutti i giorni, ovunque, e ci sono morti che non pesano, tipo quelli delle guerre dimenticate in Medio Oriente e in Africa).

Adesso il trend è odiare chi porta a spasso il cane, chi va a fare la spesa più volte alla settimana (se non si conosce la situazione familiare, lavorativa e logistica di queste persone meglio astenersi), chi va a correre al parco per cui si invocano addirittura i militari che sparino manco fossero spacciatori o pedofili, robe da matti.

Sto a casa ma ho rallentato la mia presenza sui social perché sono a dir poco tossici, pieni di tutto questo odio e cattiveria che mi fa molta più paura di qualsiasi virus presente al mondo o futuro, anche perché non ci sarà mai un vaccino contro questo. E penso che siano tutte situazioni che andranno monitorate e curate ad un certo punto, perché perdere il senso della convivenza civile, che non vuol dire siamo tutti amici, fratelli e ci abbracciamo, ma rispettiamo l’altro, è allucinante. Preoccupante sentire tutto questo odio non verso criminali ma persone normali, per bene.

Sto a casa, certo, ma non sono una psicopatica sociale né una hikikomori e sono rimasta disgustata da vedere questi atteggiamenti di odio in persone che non avrei detto, si vede che non si conosce mai abbastanza l’altro, soprattutto i lati negativi. Del resto, forse si era stanchi di tirare odio sui migranti, soprattutto se neri e/o musulmani e gli omosessuali, tanto valeva cercare altri capri espiatori, vero?
Per cui sto a casa, perché una parte delle mie attività sono fatte in casa, scrivere, studiare, la grafica, ma aspetto quanto prima di poter riprendere la mia vita, andare in biblioteca, passare in fumetteria, farmi un giro al Balon, frequentare ogni tanto i cinema. Non sono molto tipo da apericena e meno che mai da discoteca (bleargh…). E tanto la gente muore ogni giorno, per mille motivi, ma non per questo bisogna rinunciare a vivere.

KODAK Digital Still Camera
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