I vantaggi di essere boomer

Ho scoperto da poco che le persone nate come la sottoscritta tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio degli anni Settanta vengono chiamate boomer, dal cosiddetto baby boom che ci fu in quegli anni, quando nei Paesi occidentali nacquero molti bambini, prima che la società assistesse ad un ridimensionamento delle nascite.
Il termine boomer viene usato con un certo disprezzo dai cosiddetti millenials, i ragazzi nati da fine anni Ottanta al primo decennio del Duemila, perché ci considerano arretrati e poco duttili, un po’ quello che pensavamo noi dei nostri genitori, quando criticavano i cartoni animati giapponesi e magari certe scelte scolastiche e lavorative che a loro sembravano folli ma che erano giustificate dal cambiare della società.
In realtà, essere boomer ha tanti vantaggi: abbiamo vissuto in un’epoca in cui non c’erano Internet, i social e gli smart phones, e quindi abbiamo vissuto nel mondo reale, stimolando in maniera diversa la nostra creatività. Abbiamo avuto e abbiamo oggetti come i libri, i dischi di vinile, le audiocassette, le vhs e non abbiamo sempre e solo comprato on line. Abbiamo potuto viaggiare con più libertà anche all’estero senza troppe paranoie, arrivate dopo, e non siamo stati soffocati dal politicamente corretto che oggi rovina l’immaginario, travisando storie eterne con rivisitazioni imbarazzanti.
Poi, c’erano tante cose che non andavano, il bullismo a scuola veniva per esempio sottovalutato, l’unico problema dei giovani di cui si parlava era la droga, come se non ce ne fossero degli altri, le professioni creative erano viste con sospetto, a cominciare da quelle che avevano a che fare con i fumetti e la cultura nerd non era cool come adesso, ma non si può avere tutto.
Senz’altro, noi boomer siamo così proprio grazie a quello che abbiamo vissuto da ragazzi, e non possiamo essere diversi da così. Ed essere boomer è comunque tutt’altro che male, e domani i boomer torinesi si ritrovano al Libro ritrovato.