Cultura otaku,  Geek e nerd

Quando il mondo otaku ti salva la vita…

Le cronache di questi giorni, anzi di questi mesi, ci presentano le storie di tanti ragazzi e ragazze, vittime spesso di bullismo per il loro aspetto fisico, che si suicidano o comunque cadono nella disperazione.
Il bullismo c’era già decenni fa, io sono stata vittima di bullismo perché non ero particolarmente magra, perché non facevo la scema con gli esponenti dell’altro sesso, perché non amavo andare in discoteca e perché ero l’ultima della classe di una scuola che altri avevano scelto per me.
Però ne sono uscita, alla lunga, anche se è stata dura, ed è stato quando sono entrata nel mondo nerd e otaku, che non sarà perfetto, certo, ma mi ha dato la possibilità di trovare uno scopo, degli amici, delle cose da fare e di scoprire un mondo fantastico.
Per questo motivo, se devo attaccarmi alla nostalgia canaglia, io esalto l’immaginario degli anime e simili, a cominciare da Goldrake e dal suo quarantesimo compleanno, anche perché è grazie a tutto questo mondo se ho avuto le più grandi soddisfazioni della mia vita, libri, eventi, cose belle.
Per cui dico a chi è giovane e vittima di bullismo reagite, trovate degli interessi e delle passioni con cui riempire la vostra vita, non vi accontentate degli stronzi che avete intorno a voi, cercate altrove, ci sono le persone giuste per voi, tra l’altro i social hanno fatto emergere il bullismo ma permettono anche, molto più di trent’anni fa, di conoscere gente interessante e diversa. Fatelo, per favore, non arrendetevi.
E non date mai retta a chi vi dice, in casa e fuori, che le cose che amate sono robetta, al massimo solo un hobby e che dovete cercare un lavoro serio: io sto ancora pagando anche quello, e mi sto mettendo i pari a fatica nel mondo otaku come professionista, sperando un giorno di poter finalmente realizzare il mio sogno di prendere la laurea in lingue orientali e seguire altre corsi di specializzazione ad hoc oltre quelli che ho fatto.
C’è solo questa vita, e nessuno ha il diritto di rovinarcela, nemmeno noi stessi.

 

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