Fantascienza,  Fantasy

La cultura del fantastico

Senz’altro, negli anni Settanta, quasi quarant’anni fa, non pensavo mentre mi appassionavo a Goldrake, Jeeg, Capitan Harlock e Spazio: 1999 che quello era il mio primo contatto con la cultura del fantastico, una delle cose più importanti della mia vita, visto che è diventata centrale nelle mie scelte e nelle cose di cui occupo.
Ricordo che quando andai a Londra per la prima volta nel 1994 notai il gap che c’era da come certe cose erano percepite da noi e lì, bastava entrare nella storica Forbidden Planet di New Oxford street per capirlo.
Diciamo che la cultura del fantastico, che era già presente come sto scoprendo da tempo grazie al Mufant anni prima, è cresciuta in questi anni, con noi generazioni che abbiamo mangiato pane, anime giapponesi e Star Wars.
Fiere, eventi, conferenze, il Mufant, i libri, il cinema, i fumetti, i giochi di ruolo (protagonisti di una breve ma intensa stagione della mia vita anni fa), le serie tv, le cose che scrivo io: sono tanti i modi in cui la cultura del fantastico si è articolata nella mia vita, dandomi tante soddisfazioni e aprendomi un mondo.
Trovare amici, uscire, conoscere nuove realtà, realizzare il mio sogno di scrivere, impegnarmi nel sociale, scoprire l’altro, indagare su nuove culture, capire nuove vocazioni di vita, andare oltre stereotipi sessisti e oppressivi, stravolgere aspettative opprimenti altrui: la cultura del fantastico è stata ed è tutto questo per me.
E quando una ragazza, nata a fine anni Novanta, ti dice che è una delle cose più belle che ha fatto è stata aiutarti a catalogare una biblioteca del fantastico, la Valla del Mufant, veramente capisci che stai facendo la cosa giusta. Per te e per gli altri.

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